Nell’affrontare la quotidianità, uno dei rischi che corriamo è di cadere nella “trappola dell’impostore”, per cui temiamo di non riuscire a portare valore nel nostro ruolo professionale e leggiamo gli eventuali fallimenti come la conferma di una presunta inadeguatezza.
All’opposto, capita anche che un’organizzazione di successo si senta superiore anche nei momenti in cui si trova a dover gestire il cambiamento dei comportamenti, intraprendere strade innovative o a sviluppare nuove capacità professionali. Ecco che quindi si presenta la tendenza a non cercare né accettare l’aiuto, a motivo della grande esperienza e dei risultati ottenuti, perché “chi può aiutarmi meglio di me?”.
Il punto è che l’expertise va di pari passo con l’abitudine: se guardiamo una situazione dall’esterno siamo lucidi nel dare consigli, vediamo chiaramente le cose “come andrebbero fatte”. Se coinvolti in prima persona diventiamo bravi e performanti su certi aspetti ma sempre più ciechi su altri, ci abituiamo a non vedere. Motivo per cui la contaminazione ed il ricambio di energie sono azioni utili in contesti che evolvono, ma ancora più importante è cercare qualcuno di cui fidarsi, e poi fidarsi.
È naturale che siamo poco motivati a cambiare il modo in cui facciamo le cose, se questo modo ci piace e funziona. Si tratta anche di autostima, per cui è difficile non sentirsi improvvisamente più capaci di fare una cosa su cui fino a quel momento eravamo bravi. L’avversione al cambiamento quindi ci costringe a misurarci non solo con l’approccio verso le cose completamente nuove e diverse, ma soprattutto relativamente a quanto sappiamo fare bene, su cui siamo degli specialisti, che per noi hanno un che di valoriale e identitario.
Per le organizzazioni vale lo stesso discorso.
Ripartiamo dall’interrogarci, dal chiedere senza presumere già la risposta che riceveremo.
Se siamo manager, pensiamo al tema “bisogno di cambiare qualcosa”: siamo certi di sapere cosa le nostre persone risponderebbero, su di noi o sulla nostra organizzazione, alle domande s iniziativa e proattività personale, idee innovative, valorizzazione dei membri del team e comunicazione empatica dei cambiamenti?
Chiediamo e ascoltiamo.
2024