Mercati tra dati manifatturieri e decisioni delle banche centrali

Dopo l’euforia dei mercati azionari a seguito della decisione della Federal Reserve di tagliare i tassi di interesse, i prossimi giorni saranno significativi per i nuovi dati suo settore manifatturiero, in calo a livello globale, e dei servizi.
Focus anche sul cambio dollaro/yen, consolidatosi dopo che la Bank of Japan ha lasciato invariati i tassi di interesse allo 0,25%, in linea con le aspettative.
Nel frattempo l’inflazione giapponese è tornata a salire portandosi al +3% nel mese di agosto rispetto all’anno precedente, registrando il valore più elevato da ottobre.
Nei giorni scorsi si sono riunite anche la Norges Bank e la Bank of England che hanno mantenuto invariati i tassi di interesse. A breve verrà poi diffuso il dato sull’inflazione preferito dalla Fed: il PCE.
La Banca Centrale americana ha scelto questo indicatore come punto di riferimento per le sue politiche di controllo dell’inflazione, soprattutto per quella che esclude i prezzi dei beni alimentari e di quelli energetici. Inoltre il PCE include una gamma più vasta di prodotti tra quelli specificatamente acquistati dalle famiglie statunitensi. Tra l’altro l’inflazione rimane un dato particolarmente sensibile anche perchè non si è ancora arrivati all’obiettivo del 2%.
Un’attenzione particolare merita anche la liquidità che di solito a fine trimestre, anche per motivi ‘contabili’, viene prosciugata: parecchie aziende americane pagano le tasse per far fronte a importanti scadenza fiscali mentre a fine trimestre c’è anche la sospensione al riacquisto di azioni proprie da parte di quelle imprese che hanno piani in corso in quella direzione. Mancherà così un po’ di carburante e sarà curioso osservare se i mercati, malgrado questi venti contrari avranno la capacità di stazionare vicino ai massimi attuali.Nel frattempo i mercati stessi dovranno gestire i molteplici eventi dei giorni scorsi, in primo luogo il taglio del costo del denaro da parte della Fed, visto anzitutto come una scelta oculata e non come rimedio ad una recessione. Per gli operatori la Fed non ha agito in ritardo rispetto ai tempi ma ha condotto il mercato azionario in un contesto ideale dove l’efficacia del mercato del lavoro può essere conservata in un intreccio di crescita equilibrata e inflazione sotto controllo e sebbene gli aspetti di analisi valutativa vedono nell’ Europa un bacino interessante, la competenza di creare ritorni sugli investimenti rimane strutturalmente più elevata negli Stati Uniti dove i fondamentali sono buoni. Un portafoglio bilanciato tra comparti difensivi e growth in modo da proteggersi da eventuali intoppi di breve termine senza rinunciare al potenziale di sviluppo nel lungo è la scelta più pertinente. Da attenzionare i settori difensivi , in particolare i servizi, beni di consumo primari e salute che tendono a performare oltre le aspettative in periodi di incertezza economica; mentre i titoli growth, specialmente i settori tecnologici, sono considerati attraenti nel lungo periodo in una condizione di tassi bassi e finanziamenti agevolati e potrebbero garantire rendimenti allettanti quando l’economia ripartirà. Anche il settore farmaceutico è un settore Growth, grazie alla presenza dei brevetti che permettono alle società pharma di ottenere una protezione sugli utili Un settore che può ben performare è l’assistenza sanitaria grazie alla sua stabilità ed alla domanda rilevante di prodotti sanitari. A rovinare i buoni propositi nel breve periodo potrebbe comunque essere qualche dato sul lavoro inferiore alle aspettative o un guizzo dell’inflazione: non mancheranno delle difficoltà da affrontare prima di raggiungere gli obiettivi dichiarati: crescita moderata e inflazione sotto controllo.

Francesco Megna
Esperto di Finanza ed Economia

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